In ogni gruppo di animali, siano essi api, elefanti o leoni, viene stabilita una scala gerarchica; per quanto riguarda i cavalli, questo ordine definisce anche l’autorità che il singolo avrà nella mandria. I fattori che influenzano la posizione di un cavallo rispetto a un altro sono l’età, il sesso, il temperamento, la forza, la fisicità e da quanto tempo si trova all’interno del gruppo. La gerarchia viene stabilita spesso con la violenza e quindi con lotte, morsi, calci e corse; ma una volta che è decisa, nella mandria c’è armonia perché ogni cavallo sa qual è il suo posto e il suo ruolo.
La gerarchia viene creata sia tra i cavalli allo stato brado sia tra quelli che vivono in un maneggio e che si trovano a condividere lo stesso paddock; è per questo che l’introduzione di un nuovo soggetto deve essere sempre graduale per evitare lotte e disordini. Il nuovo arrivato andrebbe messo ad una certa distanza dal gruppo preesistente per permettere ai cavalli di annusarsi e di vedersi; poi dopo qualche giorno si potrà decidere di inserire il cavallo in una stretta cerchia di soggetti meglio disposti alle nuove conoscenze e poi piano piano inserirne altri.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, a capo della mandria non c’è lo stallone, ma quella che viene indicata come “alpha” o “boss mare” ovvero la cavalla leader, solitamente la più anziana del gruppo. Il suo ruolo è quello di guidare la mandria e di assicurarsi che ogni soggetto rispetti la gerarchia stabilita.
Per quanto riguarda i cavalli addomesticati, anche l’uomo entra a far parte di questa gerarchia, e deve stabilirsi, per questioni di gestione e di sicurezza, a capo del gruppo; durante l’addestramento dovrà convincere il cavallo non solo di questa sua supremazia gerarchica, ma anche di essere un leader saggio, giusto ed affidabile.