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I cavalli della Calvana

La Calvana è una porzione di pendici che fa parte del subappennino toscano e che si sviluppa sommariamente tra le province di Prato e Firenze per un totale di circa 4500 ettari. E’ stata riconosciuta come sito di interesse comunitario (SIC) per la grande biodiversità sia di flora che di fauna e ad oggi è un’area naturale protetta, dove, soprattutto nella parte sommitale, caratterizzata da praterie che fungono da pascolo, vivono attualmente circa 80 cavalli liberi.
Questi equini discendono da soggetti che decine di anni fa vennero abbandonati in queste zone e che poi nel tempo si sono riprodotti e hanno costituito ad oggi più di 10 branchi, per cui il termine corretto per definirli è “rinselvatichiti”.
L’ASSC (associazione salvaguardia e sviluppo Calvana) si preoccupa periodicamente di censire e monitorare i vari soggetti ed intervenire nelle situazioni di emergenza, anche se in realtà il suo lavoro non riguarda unicamente i cavalli ma il benessere di tutto l’area, a partire dall’ambiente stesso. L’associazione è formata da volontari che mettono la loro professione (veterinari, fotografi, guide ambientali) al servizio di questo progetto di tutela e sviluppo della zona.

Nel loro sito potete trovare una lista di cause in corso, dove raccontano la storia di alcuni cavalli per i quali è stato necessario intervenire e per i quali è possibile fare delle donazioni per sostenere le spese mediche; per esempio c’è la storia di Neri, un cavallo trovato con una gamba spezzata per i quali i volontari si sono mobilitati immediatamente, sottoponendolo a due interventi che gli hanno consentito di tornare a camminare. Celebre poi è anche la storia di Gambatorta, uno stallone grigio anch’egli con una frattura di un arto, ma per il quale si è deciso di non intervenire dopo aver osservato che il cavallo si era adattato perfettamente a quella condizione; tanto bene da riuscire a condurre una vita più che dignitosa per ben 11 anni.

Fonti:

https://www.calvana.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Calvana

https://www.youtube.com/watch?v=NDaKQ3Ksd5k (il documentario di Gambatorta)

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