Sento necessario fare una piccola premessa: spero che gli spettacoli circensi che prevedono l’uso di animali, spesso esotici, costretti ad esibirsi e a vivere in condizioni fortemente contrarie alla loro natura, vengano presto aboliti in Italia, come già è successo in altri paesi del mondo.
Detto questo, ciò che vi voglio raccontare stasera è il particolare legame che c’è sempre stato tra l’arte equestre e la storia degli spettacoli circensi.
Il circo inteso come esibizione di capacità fisiche, tecniche e di intrattenimento, ha una storia molto antica, ma è soprattutto nell’antica Roma che svolge il ruolo importante di intrattenimento del popolo dell’urbe. Allora come per molti secoli dopo, i cavalli erano i principali protagonisti, e il circo mantenne sempre un rapporto stabile con gli aspetti più evoluti dell’arte equestre.

Il circo moderno nasce nel 1700 a Londra, quando un ex sergente della cavalleria britannica, Philip Astley, fondò l’Astley’s Amphitheatre: l’ambiente era costituito da una pista circolare di 13 metri di diametro attorno a cui si sviluppavano a 360 gradi gli spalti per gli spettatori paganti. La pista circolare fu preferita al rettilineo poichè si era osservato che era più facile fare numeri acrobatici quando si galoppava in un cerchio stretto.
Alle esibizioni dei cavalli, che rappresentavano i più alti livelli di destrezza e virtuosismo equestri, si aggiunsero solo in seguito i numeri di funamboli, giocolieri, acrobati e clown. Gli intrattenimenti circensi ebbero grande fama anche a Parigi, dove Astley aprirà un secondo circo, l’Amphithéâtre Anglais; qui la fama di Astley continuerà sotto il nome di un suo socio, l’italiano Antonio Franconi, cavaliere e circense con cui i numeri di Alta Scuola rimasero una parte fondamentale e popolare del programma.
Un numero famoso era quello in cui il cavaliere rimaneva in piedi sul dorso di due cavalli lanciati al galoppo fianco a fianco; si tratta di un virtusismo già inventato dai cosacchi che se ne servivano in battaglia, ma con Astley venne eseguito per la prima volta all’interno di un circolo.
Le razze equine maggiormente utilizzate nei circhi erano gli addestratissimi Lipizzani dell’Alta Scuola, gli esili Arabi, che occupavano meno spazio sulla pista, e altre razze pesanti come i Frisoni. In ogni caso, ovviamente, si prediligevano soggetti dal temperamento calmo, con la schiena ampia e piatta e dall’andatura regolare e ritmica.